Nella figura è rappresentato il grafico storico del decennalestatunitense. Secondo l’analisi ciclica, i tassi dovrebbero invertire il loro corso nel 2021. Se la previsione
si rivelerà corretta, l’impennata del decennale costringerà la Riserva federale
a un rialzo prematuro dei tassi,
scenario che terrorizza i mercati, i quali sopravvivono grazie alla promessa di
“tassi bassi a tempo indeterminato”. Temiamo che, per fronteggiare la prossima
ondata di panico, le banche centrali creeranno altri trilioni di valuta.
Stavolta la valuta verrà indirizzata anche nell’economia reale. Tutta la popolazione riceverà un
assegno a fondo perduto per diverse migliaia di euro. Sì, un bel giorno nella
vostra cassetta della posta troverete in omaggio un assegno a cinque cifre. Può
sembrare un sogno, in realtà è un incubo. Si sta ripetendo uno schema fallimentare
che portò, tra i molti, l’Impero romano alla caduta. Lo stesso schema che,
nella Germania di Weimar, spingeva i ladri a preferire le carriole ai bancali
di banconote che vi erano poggiati sopra. Stiamo parlando dell’iperinflazione.
Il grafico mette a confronto PIL e capitalizzazione del mercato azionario degli Stati uniti. Nessuna
azienda ha una capitalizzazione più alta del PIL; ciò significa che quando la
capitalizzazione del mercato azionario supera il PIL, siamo in una bolla. Le ultime due volte in cui si è
verificato il sorpasso sono state la bolla dot-com
(2000) e quella dei mutuisubprime (2007-2008). Oggi la
capitalizzazione del mercato statunitense è pari al 180% del PIL. Il mercato
azionario vale più di tutti gli Stati uniti. Com’è possibile? Non è possibile.
Ciò
è dovuto alle continue iniezioni di liquidità perpetrate dalle banche centrali.
Si tratta di trilioni di dollari non
garantiti da nulla.
Queste manovre hanno però soltanto un
effetto palliativo, oltre a causare assuefazione: se per risollevare i mercati
oggi “bastano” 2 trilioni, domani ce ne vorranno 3, dopodomani 4 e così via.
Ogniqualvolta una banca centrale immette queste somme nel mercato, la valuta in
cui la somma è denominata perde valore. Questo beneficia i metalli preziosi.
DOVE INVESTIRE
1) Gli immobili
Se riuscite a immobilizzare un mutuo a
tasso fisso e basso, gli immobili potrebbero rivelarsi redditizi. Il rischio
riguarda la liquidità. Durante l’iperinflazione il loro prezzo aumenterà ma
potrebbe essere difficile trovare un acquirente. Senza contare tutte le imposte
che dovrete pagarci.
2) Depositi bancari
In queste situazioni è sconsigliato
mantenere la liquidità immobilizzata, anche in vista di una possibile
patrimoniale. Non si dimentichi che la ripresa dell’azionario è stata possibile
solo grazie all’allentamento quantitativo. I fondamentali delle principali
società rimangono allarmanti.
3)
Titoli di stato e valute rifugio.
Rientrano
nella categoria le obbligazioni e le valute emesse dagli stati ad alto rating.
In realtà tutte le valute di oggi sono a corso forzoso; non c’è differenza
sostanziale tra Dollaro statunitense e Scellino keniota. Perciò la loro aura di
solidità è solamente convenzionale.
4) Titoli azionari
Troppo sopravvalutati. Nella
quotazione odierna di molti titoli sono già incorporati gli utili di secoli a
venire. Significa che, se si compra oggi un’azione a 1000, tra un secolo
l’azione dovrebbe valere la stessa somma; sempreché l’emittente mantenga il
tasso di crescita attuale.
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